Territori comunali interessati: Bultei, Benetutti, Nule.
Punto di partenza: Terme di San Saturnino
Accesso:
* da Sassari: percorrendo la SS 131, si esce dallo svincolo per Ozieri, si attraversa il paese e si prosegue sulla 128b verso Bultei per immetterci a sinistra, poco prima di entrare al paese, sulla SP 86 verso Benetutti-Nule sino a raggiungere le Terme di San Saturnino;
* da Cagliari: percorrendo la SS 131, si esce dallo svincolo per Macomer e si svolta a destra sulla SS 129; si svolta a sinistra per Ozieri-Olbia per immetterci sulla scorrimento veloce Abbasanta-Olbia in direzione per Olbia; si svolta al bivio per Benetutti sino a raggiungere le Terme di San Saturnino.
Interessi prevalenti:
* dal punto di vista naturalistico l'itinerario consente la visita alle rive del fiume Tirso (località Luzzanas e Sos Chessarzos);
* dal punto di vista culturale l'itinerario la visita ad alcune chiese (San Saturnino, Sant'Arvara), ad antiche case rurali, a nuraghi (Puddighinu, S'Aspru, Luzzanas e Carvoneddu.), a diverse domus de janas (Su Anzu 'e Sos Beccos, Sa Menta, Sa Mandra'e Giosso, Molimentos e Siniddere) ed a un menhir (Monte Mannu).
Lunghezza dei percorsi:
* 1° percorso: circa km19
* 2° percorso: circa km18; più altri km12 circa se si vuole proseguire per la visita alle case rurali
* 3° percorso: km 18.
Le indicazioni sulla lunghezza del percorso non comprendono il rientro al punto di partenza.
Difficoltà: pendenze lievemente accentuate per raggiungere Sos Chessarzos; media per raggiungere le altre località.
Punti di appoggio e sorgenti: i punti di appoggio e di ristoro sono presenti presso le Terme di San Saturnino, le Terme Aurora ed il paese di Benetutti. L'area di sosta e la sorgente segnalata all'interno dell'itinerario è quella di Escalapiu.
Tre itinerari per l'escursionismo culturale e ambientale nel territorio di Bultei, Benetutti e Nule
Nel territorio di Benetutti (9453 ettari), non esistendo proprietà demaniali, gli itinerari, per l'escursionismo culturale e ambientale, sono stati tracciati considerando le emergenze culturali e ambientali più rilevanti che risultano essere, quindi, dislocate in terreni privati.
L'accesso è comunque sempre garantito dai proprietari che raccomandano soltanto una giusta attenzione nella apertura e chiusura dei cancelli.
Nei percorsi sono state anche inglobate alcune località, site nei confinanti territori di Bultei e di Nule, rispettivamente l'area termale e Sos Chessarzos, quest'ultima perché più facilmente raggiungibile dal territorio di Benetutti.
Punto di partenza
Il punto di partenza dei nostri itinerari è stato localizzato nell'area termale di San Saturnino, precisamente davanti alle Terme omonime: da queste si diramano i tre percorsi principali disposti a raggiera, da cui si può accedere ad ulteriori percorsi circolari - con l'alternativa di una diversa strada per il ritorno, rispetto all'andata - che penetrano maggiormente nel territorio considerato, consentendoci così di esplorare dei siti di notevole interesse.
La scelta dell'area termale di San Saturnino, come punto di riferimento, è stata fatta per la sua posizione geografica: centrale rispetto a tutti i comuni del Goceano e al resto della Sardegna. Lla si può raggiungere facilmente dalla strada a scorrimento veloce Abbasanta - Olbia, dalla quale ci si deve immettere nella vecchia SP 86 che, attraversando la vallata, collega i centri goceanini. Prima dell'inizio degli itinerari proposti è possibile, rimanendo nelle immediate vicinanze, visitare alcuni siti di notevole interesse.
Da segnalare, inoltre, un progetto (già in fase di esecuzione) compreso nell'ambito del Programma Integrato d'Area (P.I.A), della VII Comunità Montana "Goceano", per la valorizzazione della zona termale, compresa nei territori di Bultei e di Benetutti, che prevede l'immediata realizzazione di:
- un centro di promozione dello sviluppo e di erogazione di servizi, finalizzato a migliorare le condizioni di ricettività turistica della zona, facendo conoscere i siti d'interesse turistico e culturale, valorizzando i prodotti tipici locali ecc;
- un parco urbano, con aree di verde attrezzato (per la passeggiata e per il picnic),
- un complesso di attrezzature sportive (7 campi da tennis, 1 per la pallacanestro, 1 per la pallavolo, 1 per il calcetto, 6 da bocce), il galoppatoio con le attrezzature destinate ai cavalli (la pista, le scuderie ecc.) e quelle destinate al pubblico (tribune, biglietterie per le scommesse, sala corse, locali per il ristoro ecc.);
- un centro di riabilitazione motoria che verrà realizzato, a scopi fisioterapici, utilizzando il poliambulatorio (mai entrato in funzione);
- una piscina, con una vasca di tipo agonistico a 8 corsie regolamentari e la palestra, che ospiterà un campo regolamentare di pallacanestro e le tribune per 350 posti a sedere.
Inoltre, nella zona termale, esistono già due stabilimenti, con annesso albergo: - le Terme S. Saturnino, con 16 posti - cura (di cui 9 fanghi terapici e 7 inalatori) e 32 posti letto;
- le Terme Aurora, con 27 posti - cura (di cui 11 fanghi terapici e 16 inalatori) e 120 posti letto.
L'area termale di S. Saturnino, infatti, era già nota ai Romani che per primi sfruttarono le qualità terapeutiche dell'acqua sulfurea e ferruginosa che sgorga alla temperatura di 34° C tant'è che, vicino alla sorgente, edificarono anche la città di Lesa, citata più volte da Tolomeo.
Una testimonianza delle antiche terme romane la possiamo, immediatamente, visitare perché situata dietro lo stabilimento di S. Saturnino: si tratta di una piccola vasca circolare, rifinita con alcuni gradini di marmo, ancora in buono stato di conservazione. Il calidario faceva, probabilmente, parte delle terme romane che durante il periodo imperiale i romani consideravano il centro della vita cittadina, visti anche i resti di colonne rinvenuti durante i lavori di ristrutturazione dell'attuale stabilimento.
Nella piana di S. Saturnino sono state censite 8 sorgenti di acque termo - minerali, con temperatura variabile tra i 34° ed i 43°, in parte sfruttate dagli stabilimenti e in parte accessibili a tutti, perché sono in aperta campagna. Il visitatore Carillo, in una sua relazione sulla Sardegna diretta al re di Aragona, documentò il ritrovamento di una pietra nella quale, per ogni sorgente, venivano elencate le malattie che guarivano queste acque; secondo una vecchia leggenda popolare la pietra venne gettata nel vicino rio Mannu da un medico invidioso. Ed è proprio per questi motivi che le fonti hanno assunto denominazioni di malattie, di caratteristiche relative all'odore o di parti anatomiche che le loro acque, secondo vecchie credenze popolari, erano in grado di guarire.
Le emergenze termo - minerali sono, infatti, note come : Su Anzu Nou, Su Anzu de sas Dentes, Su Anzu de s'Istogomo, Su Anzu de sos Beccos, Su Anzu de su Ludu, Su Anzu de sa Gutta, Su Anzu Mazzore, Su Anzu de sos Nervios, Su Anzu de Coda, S'Abba Pudida.
Tra queste consigliamo la visita a Su Anzu de sos Nervios (distante appena km 1 dal nostro punto di partenza), dove si può fare liberamente il bagno nella vasca in pietra circondata da numerose piante di giunco pungente (Juncus acutus), dove sgorga l'acqua calda sulfurea e a Su Anzu de sos Beccos, che si trova inglobata nel vecchio stabilimento termale, ormai in disuso, dietro l'attuale di S. Saturnino.
Sempre rimanendo nelle immediate vicinanze del nostro punto di partenza, si può visitare la chiesa di S. Saturnino di Usolvisi, ben visibile, perché situata dall'altra parte della strada, rispetto allo stabilimento omonimo. La piccola chiesa romanica è stata edificata su una preesistenza nuragica; i recenti scavi archeologi hanno, infatti, rilevato le rovine di un nuraghe trilobato sopra le quali emerge l'edificio religioso, del quale si conserva l'atto di donazione ai monaci Camaldolesi, datato 1163. Il perfetto paramento murario, realizzato con i conci ben squadrati in trachite rossa, è un chiaro segno della presenza di maestranze toscane, probabilmente le stesse che operarono nella vicina Chiesa di S. Maria di Mesumundu (Anela) - nella quale si utilizzò il calcare dorato - donata anch'essa, insieme a quella di S. Saturnino, ai Camaldolesi che, già insediatisi in Sardegna, avevano costruito la stupenda basilica della S.S. Trinità di Saccargia (Codrongianus). L'impianto a navata unica termina con l'abside semicircolare a Nord - Est. L'interno, coperto con capriate lignee, è illuminato da 2 monofore a doppio sguancio, centinate con arco a tutto sesto, che si aprono in alto su entrambi i fianchi, e da una monofora (oggi tamponata) che si apre nella curva absidale; nella facciata, rinforzata da paraste angolari, si apre centralmente il portale architravato, con l'arco di scarico rialzato di un concio, che ritroviamo simile anche nel fianco sinistro; Il retroprospetto è caratterizzato dalla presenza di un campaniletto a vela, in posizione decentrata, che venne sicuramente aggiunto in tempi successivi rispetto alla originaria fabbrica romanica.