Illorai - goceano

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Illorai

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ILLORAI

Illorai, fino ai primi del secolo scorso, era chiamato Lorai.

Vanta antichissime origini e fu il primo Capoluogo del Goceano. Alcuni storici - e tra questi anche il Lamarmora - affacciano l'ipotesi, sia pure timidamente, essere Illorai la antica città romana di Lesa tanto celebrata da Tolomeo nella seconda metà del duecento dopo Cristo. Vero è - come già ho detto nella parte storica - che di Lesa non conosciamo la ubicazione precisa, anzi su di essa Tolomeo, dichiarando una errata posizione geografica, ha creato una certa confusione.

Di preciso si sa solo che questa città romana sorgeva nella Alta Valle del Tirso, non lontana dalle Terme, ed Illorai dalle Terme non dista gran che. Inoltre è da notare che pure Illorai, in regione Sos Banzos, vanta sorgenti minerali quasi simili a quelle di Benetutti, e come queste atte a curare i dolori reumatici, le sciatiche, la pedagra, le paralisi imperfette e perfette, ecc...

Che poi Illorai, in antico, fosse un centro assai importante e popolato è fuor di dubbio; basterebbe a dimostrarlo solo il fatto che, lungo il fiumicello che lo lambisce, fino al secolo scorso, erano ancora ben visibili le rovine di 26 molini idraulici. Non dimentichiamo, inoltre, il convento degli Agostiniani, che fu uno tra i più fiorenti dell'isola.

Parimenti certo è che Illorai fosse un paese assai ricco. I marmi di Illorai erano ricercatissimi e prospero vi era il commercio anche con la Penisola, perché per certi lavori, lo si preferiva a quello di Carrara. Non meno fiorente vi era il commercio dello zolfo che si ricavava dalle sue miniere, e più ancora del gesso. Tutto questo contribuiva ad accrescere la ricchezza di Illorai, reputato un paese davvero fortunato.

Eppure, nonostante tutto, il tempo " con le sue fredde ali ", ma più ancora le discordie interne - vere guerre civili che sarebbe qui inutile ricordare - ne causarono una rapida decadenza. La popolazione, per sfuggire a vendette, esulò in massa, il commercio decadde; le cave vennero abbandonate, i campi che davano copiosi raccolti, non più curati si coprirono di sterpi, ed alla pristina agiatezza subentrò la miseria, i Frati abbandonarono il convento e la relativa chiesa, nel 1785, fu sconsacrata.

Ad assottigliarne la popolazione contribuì ancora non poco la frequenza delle pesti, che recavano vuoti spaventosi, e le non meno gravi carestie.

Illorai occupa una amenissima posizione. Si estende ai piedi dell’ultimo monte della Catena del Marghine, ma dentro la Valle del Goceano, incuneandosi fra alcune colline irrigue, che le danno un senso di freschezza e di gaio riposo, rutto il suo territorio è percorso dal Tirso, che scorre placido tra una lussureggiante vegetazione. Gli orti di Illorai sono ben curati e rendono bene. Qui la tradizione vuole che si sia fermata Eleonora d'Arborea, e lei stessa abbia ordinato la costruzione di quel solido ponte, che, fra i due rupi, congiunge le due sponde del Tirso. E' questo un ponte meraviglioso, ad una sola arcata, che risale al 1400.

Dentro l'abitato vi sono diverse chiese; quella di S. Gavino, che e la chiesa parrocchiale, e due nella campagna in parte abbandonate.

Come del resto il territorio di ogni paese del Goceano: anche Illorai vanta maestosi nuraghi nelle sue fertili campagne; di essi alcuni sono in ottimo stato di conservazione.

Illorai faceva parte della Contea del Goceano, formatosi nel XIV secolo, poi divenne anch'esso un feudo regio e fu riscattato nel 1839.

Lungo il cammino aspro e difficile del totale rinnovamento, Illorai molta strada ha compiuto, ma molta gliene rimane da fare, perché i suoi figli, leali, fedeli, laboriosi, tenaci, possano guardare fiduciosi il futuro e scorgere un migliore avvenire per i loro discendenti. Ed è questo l'augurio che formulo di cuore.

Il Sindaco di Illorai mi scrive :

Ho letto la monografia per il mio paese e ritengo doveroso comunicare le seguenti notizie :


1)IlIorai non poteva chiamarsi ,ai primi del secolo scorso Lorai perché – come scrive lo storico illoraese Mons. Dott. Can. Damiano Filia nel suo "volumetto" "Nel Goceano", pag. 78, in una nota sul dotto e pio gesuita Cornelio Murgia del XVI secolo -riferendosi a Bortiocoro, paese distrutto alla fine del XVIII secolo dal fuoco e dal veleno esisteva ancora nel 1740 come rilevasi da un'iscrizione sepolcrale che leggevasi nell'anti ambito del presbiterio della chiesa di N.S. del Carmine inAlghero e precisamente: "sedent in pendice orientali montium Castrum Goceani a Gonario Iudice Turritano, loci natura magis quam arte munitum ciusque suburbiun ( Burgos che parla della Spagna) et oppida Illorais ( non Lorai ) , Sporlati, Bottidae et Bortiocoris" (de coreografia Sardiniae G.P. Para) Preciso: la notizia da me riferita l’ho appresa dal Casalis e dallo Stroffarello, come pure dai medesimi ho appreso la notizia sul ponte – n. dell’Autore).


2)Il ponte che vuole attribuire ad Eleonora d'Arborea, ora riattato dalla Sovraintendenza alle Belle Arti e Monumenti e reso

più solido di prima, risale al 1100/1200 e cioè all'epoca della dominazione pisana in Sardegna e non può quindi essere opera della nostra illustre legislatrice ;

3) Dentro l'abitato ci sono tre chiese: Santa Croce (ora riattata), San Gavino, patrono, San Giovanni e nella campagna, in regione Luche, un santuario, rifatto nuovo, dedicato alla Madonna della Neve che si festeggia due volte l'anno il giorno dopo Pentecoste ed il 5 agosto. In ognuna dì queste feste si offre un pranzo omerico. Ad esso provvedono, a turno, diverse famiglie, in segno di devozione per la Santa, meta di pellegrinaggi da tutto il Goceano. Infatti il nuovo Santuario è frutto delle offerte dei molti fedeli, molti dei quali vi si recano 15 giorni prima della festa e vi restano ininterrottamente per "nuinare" <compiere delle preghiere);

4) Del convento agostiniano si conserva nella parrocchia la statua di Sant'Agostino, da cui il convento ebbe il nome e S. Nicola da Tolentino (anche lui frate agostiniano) che si festeggia, ad Illorai, il 9-10-11 settembre. Gli oggetti preziosi già appartenenti al convento, in pesante argento, sono: il secchiello, l'aspersorio, il turibolo, l'ostensorio, e si trovano nella nostra parrocchia. La croce greca di trachite che doveva al tempo dei frati essere al centro della piazza antistante il convento, era visibile sino al restauro del cimitero, ubicato dove sorgeva il convento, che ha dato il nome alla zona (Cunventu).

5) Illorai era capoluogo del Goceano e residenza del Giudice. Esiste ancora la casa (si ritiene fosse la Pretura) col suo ingresso in trachite. Illorai era anche contea. Esiste ancora la casa del conte e l'orto del Conte allora Ledda di Ittiri ed ora Ledà d'Ittiri.

Lo stemma dì Spagna -leone rampante - fa’ ancora bella mostra di sé nel lato sinistro dell'arco della navata dell'altare maggiore.

Nell'aprile 1855, mentre si apriva la strada nazionale Tirso-Ozieri, presso il nuraghe "Sa corona", ancora esistente, a brevissima distanza dal Santuario della Madonna della Neve, un certo Boninu, assistente ai lavori eseguiti dall'impresa Marsaglia, rinvenne un vitello in bronzo con piedistallo dello stesso metallo. L'idolo si riferisce al culto di Osiride, simboleggiante il sole. Questa scoperta conferma il culto egiziano in Sardegna fin dai tempi più remoti. Detto esemplare si trova nel museo archeologico G. Sanna di Sassari.

Primo Boninu Sindaco d'I1lorai ( 1961 )



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