Bono è ubicato a 536 metri al di sopra del livello del mare, ai piedi del Monte Rasu. Abitato fin dall'epoca preistorica, il territorio di Bono è caratterizzato da una grande varietà di paesaggi, estendendosi dalla valle del Tirso fino alla cima del Monte Rasu la cui vetta di ''Sa Punta Manna'' è alta 1259 metri.
Capoluogo del Goceano, Bono è ricco di monumenti preistorici (l'Angius vi contava, a metà dell'Ottocento, più di trenta nuraghi, oggi ridotti a sei: Canneddu, Tamuile, Seddei, Sas Doppias, Ferulas, Musalighe): probabilmente i primi abitatori si stanziarono in nuclei vicini, come quelli delle ville oggi scomparse di Bidda Sana e Lorthia.
Il territorio comunale di Bono è quello con la vetta più alta, i 1259 metri di Punta Manna a Monte Rasu, mentre l'altimetria prevalente dell'intero territorio comunale varia dai 380 ai 625 metri. Appunto a Monte Rasu, nella prima metà del Duecento, fu costruito un convento francescano che fu forse uno dei primissimi fondati in Sardegna: vi abitò, dopo il 1233, anche il beato Giovanni Parenti, uno dei primi successori di San Francesco come generale dell'ordine. Il convento fu chiuso nel 1769: oggi esistono solo alcuni resti.
Coinvolto nelle lotte fra Arborensi e Aragonesi alla fine del secolo, Bono fu conquistato e saccheggiato dal sassarese Angelo Marongiu, comandante delle truppe aragonesi.
Alla fine del Settecento Bono visse le sue giornate più drammatiche, nel pieno dell'epopea che prende il nome da Giommaria Angioy. Quando questi, giudice della Reale Udienza inviato a Sassari per sedare la sollevazione contro Cagliari dei ''baroni sassaresi, si mise a capo di un esercito contadino che marciò minaccioso verso Cagliari e - sconfitto ad Oristano - fu costretto ad abbandonare la Sardegna, Bono, sua città natale, fu attaccata da un corpo di spedizione che bombardò il paese, lo conquistò quando fu abbandonato dagli abitanti e lo saccheggiò. I bonesi aspettarono i soldati sulla via del ritorno, e li attaccarono facendo alcuni prigionieri. La contrapposizione fra famiglie lasciò diversi strascichi di vendette e di sangue, mentre Giovanni Maria Angioy moriva esule, a Parigi, nel 1809. Giommaria Angioy non è solo il più famoso personaggio di Bono o del Goceano: egli è forse anche uno degli "eroi" più puri di tutta la storia della Sardegna. Dal 1807 al 1821 Bono fu eretta a capoluogo di provincia, con giurisdizione su 17 paesi (vi risiedevano il prefetto e l'intendente).
In memoria dell"'assalto" si celebrava ogni anno, durante la festa di San Raimondo, una curiosa cerimonia, che aveva al suo centro la zucca "più grande del paese" (come scrive lo Spano), forse simbolo dei piemontesi autori della spedizione. Quattro palle di cannone, cadute nel paese durante l'assedio, sono ancora oggi usate come pesi per l'orologio della parrocchiale. La chiesa parrocchiale di San Michele ha ancora alcune parti dell'antica costruzione, risalente forse al secolo XV: la bella statua del santo è forse del Seicento. Nella chiesa è conservato un prezioso calice d'argento che, come dice un iscrizione alla sua base, fu forse donato dal giudice Gonario di Torres, fondatore del castello del Goceano, monumento-simbolo della regione.