BREVE SINTESI DELL’ASSETTO GEOLOGICO MORFOLOGICO DEL
GOCEANO
1. Tettonica
Per quanto riguarda l’orogenesi[1] della Catena del Goceano valgono le stesse cose dette per la Catena[2] del Marghine. L’imbasamento paleozoico è stato dislocato da imponenti faglie con andamento SO-NE, determinando una parte rialzata e basculata verso NO e una ribassata. Anche qui la parte ribassata è stata colmata da sedimenti continentali, in particolare da conglomerati e arenarie dovute al primo disfacimento del rilievo paleozoico, riferibili all’Eocene sup. Oligocene, mancano i basalti. La fossa che così si è determinata e meno profonda rispetto a quella della zona del Marghine, lo dimostrano lo spessore di tali sedimenti e la prevalenza in affioramento del sub strato cristallino.
Queste importanti dislocazioni sono riferibili all’orogenesi alpina, cioè al Terziario. Nel settore sono presenti anche fenomeni tettonici riferibili all’orogenesi ercinica (Paleozoico), in particolare alcuni rapporti stratigrafici tra formazioni differenti, sono attualmente interpretate come falde di ricoprimento o sovrascorrimenti[3].
2. Geologia e litologia
La descrizione è fatta descrivendo le formazioni a partire da quelle più antiche, cioè dal basso verso l’alto. Vi è una maggiore differenziazione litologica-geologica rispetto al Marghine, di seguito si propone una sintesi degli affioramenti principali, tenendo conto che ognuno di loro costituisce di per se interesse naturalistico.
2.1 Complesso metamorfico Pre ordoviciano
E’ la porzione più antica del territorio riferibile Cambriano med. – Ordoviciano sup., costituita da sedimenti arenacei e conglomeratici metamorfosati; caratterizza il rilievo di M.te Rasu (1250 che anche la cima più elevata) che sovrasta a NO l’abitato di Bono.
2.2 Complesso metamorfico vulcano sedimentario dell’Ordoviciano
E’ costituito da rocce vulcaniche, prevalentemente acide, molto antiche che hanno subito un’intensa azione metamorfica. Sono molto estese tra Foresta Burgos e P.ta Masiennera (1156), si ritrovano anche tra Illorai e Bolotana
2.3 Scisti Siluriani
Sono formazioni dovute al metamorfismo di siltiti e calcari sono ricche di fossili possono essere quindi molto interessanti sotto l’aspetto naturalistico. Affiorano con notevole estensione nei dintorni di Esporlatu.
2.4 Complesso metamorfico ercinico
Nell’area sono presenti metamorfiti terrigene di epoca incerta, in precedenza erano chiamati Postgotlandiano-
2.5 Complesso intrusivo Ercinico
E’ il responsabile delle intrusioni di tipo granitico, le litologie di gran lunga più rappresentate. La formazione più estesa è quella data dalle granodioriti, affiorano in una vasta area comprendente Nule, Benetutti e Bultei a Nord; Serra di Orotelli a Sud; Lollove a Est; Lei, Bolotana, Bottida, Anela e Bultei. Le granodioriti sono quelle rocce comunemente chiamate graniti (a cui comunque sono molto affini) a grana variabile e di colore prevalentemente grigio. Altre litologie di questo complesso sono le Tonaliti[4] di Pattada.
2.6 Ciclo vulcanico calcoalcalino oligo-miocenico
Anche queste litologie sono molto rappresentate, si ritrovano in affioramento nella parte rialzata della catena del Marghine – Goceano. Affiorano con continuità da Macomer fino ad Ozieri con una giacitura mediamente inclinata verso NO[5]
2.7 Depositi continentali Oligocene
Sono costituiti da sabbioni e conglomerati di cui si è già accennato. L’origine è dovuta allo smantellamento del vasto complesso intrusivo-metamorfico, spesso questi sabbioni sono oggetto di sfruttamento per inerti.
2.8 Vulcanismo Plio- Plesistocenico
E’ il responsabile della messa in posto dei basalti. Nel settore del Goceano è presente un affioramento limitato immediatamente a Nord di Foresta Burgos.
2.9 Sedimenti quaternari
Sono dovuti all’azione di dilavamento delle acque superficiali, che hanno determinato l’assetto morfologico del territorio durante il Quaternario. Ritroviamo: accumuli detritici al piede di rotture di pendio, dovuti all’azione di gravità; depositi di versante, dovuti al rimaneggiamento e parziale trasporto degli accumuli detritici; i sedimenti alluvionali si hanno quando l’azione di trasporto delle acque è prevalente (alluvioni di fondo valle del Tirso).
3. Morfologia e identificazione delle unità di paesaggio
Immediatamente può essere effettuata una distinzione tra forme recenti e antiche. Le prime sono quelle conseguenti all’azione tettonica (orogenesi alpina) e vulcanica più recenti. Corrisponde di fatto alla Catena del Marghine – Goceano dove le forme sono più aspre e ardite, le pendenze aumentano e si ritrovano le cime più elevate, si riconoscono forme particolari come i profili a cuestas descritte nel libello. Le morfologie più antiche sono quelle legate alle porzioni erciniche non ringiovanite dalle azioni tettoniche recenti. Qui le forme diventano dolci e arrotondate le pendenze medie diminuiscono notevolmente, così come le quote assolute, le forme diventano mature cioè ai più elevati gradi di modellamento. Nelle aree granitiche prevale un particolare fenomeno erosivo, dovuto all’azione d’idrolisi dei silicati. Queste forme prendono il nome di tafoni ed assumono aspetti curiosi e particolari, in quanto l’azione di degradazione chimico fisica delle rocce conferisce alle stesse forme particolari che sollecitano la fantasia per le similitudini possibili. Nella Serra Oroteli queste forme assumono un aspetto fortemente caratterizzante il paesaggio, prevalgono, infatti, forme tondeggianti. Grossi blocchi di rocce granitiche emergono da un terreno sub pianeggiante, i blocchi si ritrovano anche molto ravvicinati e addirittura affiancati, alcuni esempi costituiscono dei veri e propri Inselberg. Il paesaggio nel suo insieme è inconfondibile.
Altro elemento che caratterizza il paesaggio è l’alta valle del Tirso. Trattandosi delle porzioni più alte della valle prevalgono le azioni erosive e dilavanti delle acque piuttosto che quelle deposizionali, che invece caratterizzano la parte finale del corso del fiume Tirso. Infatti, i depositi alluvionali recenti scarseggiano e manca una pianura alluvionale vera e propria, il principale affioramento si ha nel fondo valle all’altezza d’Anela. L’impostazione dell’asta principale e dei suoi affluenti, rispecchia abbastanza nettamente le principali direttrici tettoniche della Catena SO-NE. Il bacino è asimmetrico, infatti, la parte sinistra è arealmente più sviluppata.
Di un certo interesse, anche per lo sfruttamento economico, sono le sorgenti termali di S. Saturnino e Bagni di Oddini. Le sorgenti di S. Saturnino si trovano a pochi chilometri da Benetutti, sono in tutto nove e scaturiscono all’incrocio di dislocazioni tettoniche SO-NE e E-O, la portata complessiva è di 4 l/s e le tempeature comprese tra 43 e 30° C, salinità 400 mg/l. Queste acque termali sono conosciute fin da epoca romana con il nome di Aquae Laesitanae, vengono sfruttate anche adesso (Terme Aurora) attraverso una serie di pozzi, che hanno permesso di elevare la portata sino a 30 l/s. Le sorgenti di Oddini, in territorio di Orani, hanno un chimismo simile a quello di S. Saturnino e una temperatura di 33 °C, la portata complessiva è di 3 l/s, salinità 486 mg/l. Le sorgenti costituiscono un unico circuito idrogeologico sotterraneo e comprendono anche quelle di Fordongianus.
4. Particolarità geologiche e monumenti naturali di rilevante interesse.[6]
· Le morfologie a cuestas
· Le zone di sovrascorrimento in particolare dove il fenomeno e abbastanza distinguibile.
· La presenza d’inclusi nelle rocce piroclastiche.
· I tafoni granitici.
· Gli inselberg e tor della Serra di Orotelli.
· Le manifestazioni termali di Bagni di Oddini in Orotelli e S. Saturnino di Benetutti.
dr geol Giorgio Schintu